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Le malattie del Rene

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2011 17:15
18/07/2006 12:36
 
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DISPLASIA RENALE
Race Foster, DVM
Drs. Foster & Smith, Inc

La displasia renale è una caratteristica ereditaria ed è stata
diagnosticata in molte razze come Samoiedo, Alaskan Malamute, Norwegian Elkhound, Lhasa Apso, Shih-tzu, Cocker Spaniel, Barboncino, Dobermann e Wheaten Terrier. Un paziente con una displasia renale presenta uno sviluppo improprio di uno o entrambi i reni. Solitamente gli organi colpiti saranno piccoli e non in grado di filtrare adeguatamente il sangue, di trattenere l’acqua e di liberare l’organismo dagli scarti metabolici. Possono essere interessati sia i maschi che le femmine.

Quali sono i sintomi?
I sintomi della displasia renale sono progressivi in tutti i casi esclusi quelli più lievi (in cui è coinvolto un solo rene). Le terapie mediche, la modificazione della dieta e/o l’impiego di alimenti speciali possono contribuire ad alleviare alcuni dei sintomi dell’insufficienza renale.

• Per prevenire e trattare la disidratazione si ricorre alla somministrazione di fluidi per via endovenosa e sottocutanea. Possono essere raccomandati gli alimenti in lattina, che contengono più umidità e spesso sono più appetitosi.
• Spesso si eseguono gli esami di routine per la determinazione dell’equilibrio acidobasico e di quello elettrolitico, trattando di conseguenza ogni eventuale alterazione. Anche in questo si ricorre alla fluidoterapia endovenosa e sottocutanea per prevenire o trattare gli squilibri elettrolitici e l’acidosi (una condizione in cui il PH del sangue è più basso del normale, cioè più acido). Per la correzione dell'acidosi si possono anche impiegare farmaci somministrati per via orale. Alcuni aminoacidi tendono a contribuire allo sviluppo dell'acidosi e per questo motivo vengono spesso limitati nella dieta dell’animale. Certi alimenti commerciali speciali contengono anche degli elementi “tampone” che aiutano a stabilizzare il PH del sangue.

Dal momento che nei cani colpiti spesso i livelli di potassio sono piuttosto bassi, si possono somministrare degli integratori orali e/o dei fluidi contenenti questo elemento.

Il fosforo è spesso elevato, quindi possono essere necessarie diete più povere di fosforo o la somministrazione di farmaci capaci di legarsi ad esso e limitarne la presenza. Talvolta può essere necessario somministrare del calcio per mantenere corretto il rapporto calcio-fosforo.

• Per contribuire al controllo del vomito eventualmente presente si possono utilizzare dei farmaci come la metoclopramide o la famotidina.
• I cani con un’insufficienza renale spesso sviluppano un’alta pressione sanguigna che viene trattata in svariati modi. Si riduce il contenuto di sodio della dieta e si possono somministrare dei farmaci come l’enalapril. Anche l’aumento degli acidi grassi della dieta può servire a ridurre la pressione sanguigna.
• Nei cani con insufficienza renale i livelli ematici di azotemia e creatinina (prodotti di scarto che derivano dalla normale degradazione delle proteine) sono elevati. Questi prodotti di scarto sono una delle maggiori cause del vomito e della perdita di appetito nei cani affetti dalla malattia. Le proteine presenti nella dieta devono essere ridotte e le rimanenti devono essere di una qualità migliore, in quanto devono produrre meno sostanze di scarto quando vengono metabolizzate. Anche l’aumento della fibra nella dieta può servire ad abbassare l’azotemia.
• I cani con un’insufficienza renale possono sviluppare l’anemia. In questi casi è possibile somministrare un ormone che stimola la produzione di globuli rossi (l’eritropoietina) e degli integratori che apportano ferro.

Molti cani con un’insufficienza renale hanno poco appetito. Nonostante sia opportuno nutrirli con una dieta con caratteristiche sopra descritte, talvolta essi possono rifiutarla. Se questo avviene, è necessario discutere con il proprio veterinario le soluzioni alternative.

Quali sono i rischi?
Una grave displasia renale è generalmente pericolosa per la vita dell’animale. Se tutti e due i reni sono coinvolti, probabilmente il paziente morirà entro il primo anno di vita. Se invece è coinvolto solo un rene, il cane può vivere una vita abbastanza normale. Trattandosi di una condizione ereditaria, i cani affetti dalla patologia non devono essere destinati alla riproduzione.

Qual è il trattamento?
Non esiste alcun trattamento a lungo termine per la displasia renale. I sintomi sono progressivi in tutti i casi esclusi quelli più lievi (quelli con solo un rene coinvolto). Possono risultare temporaneamente utili la fluidoterapia endovenosa ed altri interventi di sostegno alla funzione renale. Per gli animali colpiti si raccomandano diete con un ridotto contenuto di proteine di alta qualità.

DAL SITO AIPVET LINK ARTICOLO

Displasia renale nel cane: descrizione di due casi
Vezzali Enrico, Sarli Giuseppe
Servizio di Anatomia Patologica, Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Patologia Animale, Facoltà di Medicina Veterinaria, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

Due cani maschi di 6 mesi, uno Schnautzer nano ed un Pastore Tedesco, che riportavano in anamnesi insufficienza renale clinicamente documentata, sono afferiti al nostro servizio. Nel primo caso sono pervenuti unicamente entrambi i reni per un esame istopatologico, mentre nel secondo è stata effettuata un’autopsia completa che ha evidenziato alterazioni a carico del cuore, con iperemia endocardica valvolare atrio-ventricolare destra, e del tratto digerente, la cui mucosa con erosioni di 0,5cm in diametro era fortemente odorante d’ammoniaca anche dopo lavaggio, nonché dei reni; questi ultimi, di dimensioni ridotte e colore grigiastro chiaro, dopo difficoltoso scapsulamento presentavano superficie esterna grinza e finemente bozzellata; in sezione si apprezzava ipoplasia, soprattutto corticale. In entrambi i soggetti l’esame istopatologico dei reni mostrava un quadro indicativo di displasia renale, contraddistinta da glomeruli fetali con fenomeni di atrofia cistica (dilatazione dello spazio subcapsulare, evoluta fino all’atrofia ed alla sclerosi del gomitolo capillare) e proliferazioni displastiche dell’epitelio tubulare (di tipo pseudostratificato adenomatoide); le lesioni erano associate a grave fibrosi interstiziale cortico-midollare disposta radialmente e a fenomeni di microlitiasi; limitatamente allo Schnautzer nano, si osservavano calcificazioni a carico delle membrane basali, sia periglomerulari che tubulari.

La displasia renale è una malattia nota in diverse specie animali e una forma eredo-familiare si riscontra nel cane, solitamente entro i primi 8 mesi di vita, colpendo soprattutto soggetti maschi. Si manifesta con sindrome uremica, anemia riferibile a diminuita sintesi d’eritropoietina e ipercalcemia riconducibile a rimaneggiamento osseo, disidratazione o iperparatiroidismo secondario. Lo sviluppo disorganizzato del parenchima renale, ascrivibile ad una differenziazione anomala delle zone nefrogeniche fetali, ha tutt’ora eziologia incerta.
Tutti i principali reperti clinici e patologici che contraddistinguono questa nefropatia sono presenti nei casi descritti, ad eccezione della metaplasia disontogenica cartilaginea, da alcuni autori considerata discriminante.

Introduzione
La displasia renale è una malattia familiare ereditaria che può colpire diverse specie fra cui l’uomo, specie nella quale si manifestano diverse forme caratterizzate invariabilmente da presenza di cisti renali, rientrando nel complesso di patologie denominato "rene policistico", le cui anomalie geniche che ne sono alla base sono ben note: si conoscono alterazioni geniche dominanti nell’adulto e recessive nel bambino (Cotran et al., 1999). Nel cane questa patologia rientra fra le patologie ereditarie ma non sono stati chiaramente delineati i geni coinvolti, ammettendo anche le alterazioni durante la gestazione come possibile concausa della malattia, che quindi potrebbe rientrare fra le patologie acquisite (Cotran et al., 1999). La displasia renale canina si nota solitamente nei soggetti maschi entro gli 8 mesi di vita, manifestandosi con sindrome uremica, anemia da diminuita sintesi d’eritropoietina ed ipercalcemia da rimaneggiamento osseo, disidratazione (Autran de Morais et al., 1996), iperparatiroidismo considerato secondario (Daniel et al., 1995) o da eccesso di proteina correlata al paratormone (parathyroid hormon related protein, PTH-rP), determinante nell’omeostasi del calcio durante la vita fetale e i primi mesi dopo la nascita (Maxie, 1993).
L’eziologia, che come anticipato è tutt’ora incerta, e la patogenesi chiamano in causa la differenziazione anomala delle zone nefrogeniche fetali che portano ad uno sviluppo anomalo, incompleto e disorganizzato del parenchima renale. La presenza di cisti renali che contraddistinguono la patologia nell’uomo (Cotran et al., 1999) non è determinante nel cane e si può considerare semplicemente un rilievo frequente (Maxie, 1993).
Nella descrizione di due casi si sottolineranno i tratti distintivi della displasia renale eredo-familiare del cane: la persistenza dei dotti metanefrinici in un contesto di atrofia cistica glomerulare viene considerata discriminante dalla maggior parte degli autori; secondo altri sarebbe invece patognomonica la presenza di metaplasia cartilaginea disontogenica, assente nei casi descritti.

TRALASCIO LA PARTE CENTRALE CHE ANALIZZA I DUE CASI VISTO L'ESITO NON BELLO DELLA PATOLOGIA

Discussione

La diagnosi certa di displasia renale è possibile unicamente mediante l’esame istopatologico, in cui le cui alterazioni distintive sono peraltro ancora discusse: oltre ai rilievi da noi riportati, si possono osservare anche altre lesioni descritte da altri autori ma non riscontrate nei nostri casi; tali alterazioni, come la persistenza del mesenchima (connettivo immaturo), la metaplasia disontogenica cartilaginea e ossea dello stesso e la lipidosi glomerulare, sono considerate discriminanti da una minoranza della comunità scientifica (Kerlin e Van Winkle, 1995).

La dilatazione cistica dello spazio di Bowman viene giustificata da un aumento pressorio a livello tubulare causato dalla presenza di connettivo peritubulare che si contrae in seguito a maturazione (Picut e Lewis, 1987).

Nel caso #1, le calcificazioni delle membrane basali periglomerulari e tubulari sono correlabili ad ipercalcemia e non a calcificazione distrofica, che solitamente porta a microlitiasi intratubulare. L’ipercalcemia si riscontra frequentente nei cani colpiti da displasia renale: secondo alcuni autori sarebbe semplicemente da ricondurre al normale rimaneggiamento osseo giovanile o, tutt’al più, alla disidratazione correlabile a problemi renali (Autran de Morais et al., 1996), mentre secondo altri sarebbe da collegare ad iperparatiroidismo secondario al danno renale calcio-disperdente (Daniel et al., 1995).

Nel caso #2, la patologia è apparsa improvvisamente all’età di 6 mesi ed è stata caratterizzata da evoluzione clinica molto rapida: il sospetto di displasia renale deve essere considerato anche in soggetti che per alcuni mesi di vita non mostrano deficit a carico dell’emuntorio renale.

Conclusione
L’insufficienza renale nel cane giovane riconosce la displasia renale eredo-familiare come rara ma possibile causa da non sottostimare durante l’approccio clinico.


Aspetto macroscopico di reni displastici, superficie esterna ed interna in sezione. Caso #2.

UN LINK AD UNO STUDIO DEL DOTT. BUSSADORI
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Paola con Swan e Dixie
http://www.tequyla.it/
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