ce l'ha avuta cagnetto di mia cugina.. eco a te tutto su questa brutta cosa!
La demodicosi, meglio conosciuta da molti cinofili con il termine di "rogna rossa", colpisce prevalentemente i cani di razza e si propaga essenzialmente per contatto diretto dalla fattrice ai cuccioli, durante la fase dell'allattamento. E' una malattia temutissima da tutti i padroni di cani e soprattutto dagli allevatori e cinofili che si occupano di selezione e quindi di riproduzione. E' importante parlarne, in quanto è una malattia del cane dall'esito non sempre prevedibile e per questo costituisce un motivo di grande apprensione nel mondo della cinofilia. Per dare una maggiore dimensione della gravità di questa malattia, negli Stati Uniti l'Accademia Americana di Dermatologia Veterinaria raccomanda di non far riprodurre i cani che sono guariti da demodicosi generalizzata o quelli che in una cucciolata precedente hanno generato cuccioli affetti da rogna demodettica e addirittura vanno oltre, consigliandone la sterilizzazione di tutti i cani che hanno presentato la demodicosi generalizzata in modo da diminuire l'incidenza di questa malattia ed evitare che venga perpetuata. Infatti i dati statistici di cui disponiamo a tutt'oggi prevedono una guarigione dei soggetti che si ammalano del 90%, mentre il restante 10% evolve con gravi complicanze, per cui detta malattia assume un andamento cronico, trasformandosi in una dermatopatia difficile ed inguaribile che è penosa per i cani e frustrante per i padroni che restano profondamente addolorati. Vediamo in cosa consiste e come si manifesta questa malattia di natura parassitaria. L'agente eziologico della rogna demodettica del cane è l'acaro Demodex canis : questo parassita visto al microscopio si presenta con la caratteristica forma di sigaro.
Ad uno dei due apici c'è la testa, con un robusto apparato buccale e da adulto è provvisto di quattro paia di zampe simili a moncherini, disposti simmetricamente per circa metà della lunghezza del corpo, segue poi la coda e nell'insieme misura fino a 40x300 micron. Questo acaro che si annida nei follicoli piliferi della cute del cane, spesse volte è stato isolato anche su cani clinicamente sani, nei quali vivono di solito solo pochi esemplari ed in forma saprofita, ovvero senza dare il minimo accenno di malattia e questa potrebbe essere una possibile spiegazione per cui si può avere la trasmissione della malattia dalla madre apparentemente sana ai cuccioli durante l'allattamento. Succede, quindi, che il contagio subito in tenerissima età resta latente per mesi e delle volte per anni fino a quando ad alcuni soggetti capitano situazioni di stress improvvisi che provocano condizioni di diminuita resistenza fisica con probabile caduta delle difese immunitarie. Un esempio piuttosto ricorrente può essere costituito dal primo calore per le femmine; infatti è noto a molti degli addetti ai lavori che la fascia di età fra i sette ed i nove mesi, è quella in cui la malattia si evidenzia con maggior frequenza e questo soprattutto nelle femmine. Il parassita che era sempre stato in fase dormiente, prende improvvisamente a proliferare attivamente provocando i caratteristici segni clinici della malattia. Parlando dei sintomi, una premessa che desidero fare è che in questa malattia di solito non c'è presenza di prurito, sintomo che invece è costantemente presente nel caso della rogna sarcoptica o scabbia. A denunciare la comparsa della demodicosi di solito i primi segni che si evidenziano consistono nella presenza di piccole aree cutanee alopeciche, cioè prive di pelo, che si manifestano per lo più attorno ad un occhio o ad entrambi oppure sul muso o sulle zampe ed inoltre le stesse aree sono anche eritematose e con desquamazione.
La gran parte dei soggetti che manifestano questi sintomi con appropriate cure guariscono, in poche settimane, ad un massimo di tre mesi, però va detto che diversi di loro, anche senza alcuna cura egualmente guariscono; in misura decisamente ridotta la malattia può essere complicata da piodermite profonda più o meno marcata ed in questi casi la situazione diventa drammatica. Questa triste realtà è determinata dal ruolo giocato dai fattori immunitari che secondo molti ricercatori è ancora in gran parte da chiarire.
Con molta probabilità si pensa che i casi di guarigione spontanea che si verificano nelle forme localizzate dei giovani soggetti siano conseguenza della risposta immunitaria cellulomediata in grado di arrestare la proliferazione dell'acaro, situazione che non si verificherebbe nei soggetti carenti come quelli che vanno poi incontro a forme di demodicosi generalizzata. Secondo studi recenti è stato dimostrato che la produzione di interleuchina (IL-2) è determinante nella difesa dell'organismo verso la demodicosi. Un'eventuale carenza di interleuchina, sostanza che svolge un ruolo determinante per l'attivazione dei macrofagi (cellule attive nella difesa dell'organismo in grado di neutralizzare vari agenti patogeni), costituisce un fattore predisponente della demodicosi del cane, in quanto favorirebbe la proliferazione degli acari e la conseguente demodicosi generalizzata, con e senza piodermite secondaria. Un'ulteriore complicanza è quella derivante dalla successiva infezione batterica, che in primo luogo determinerà un ulteriore aggravamento dello stato di immunodepressione e poi si avrà la formazione di pus che avvolgerà il parassita, creando così una pellicola protettiva che lo renderà ulteriormente irraggiungibile all'azione diretta dei prodotti acaricidi usati per debellare la malattia, quindi il cane sarà incapace di liberarsi in modo definitivo dei parassiti e per questo la malattia quando è complicata da piodermite, diventa ribelle ad ogni terapia ed è considerata inguaribile.
La malattia viene considerata generalizzata, quando le aree che presentano lesioni cutanee da cui è possibile isolare il parassita vivo sono almeno cinque ed in diversi punti del corpo. Con questa forma anche le lesioni sono molto più estese e macroscopiche, con ampie zone alopeciche, croste, eritema. Tale gravissima forma di demodicosi personalmente l'ho diagnosticata diverse volte in soggetti affetti da Leishmaniosi. Questa associazione è sicuramente favorita da un quadro di immunodepressione sistemica che è sempre presente in corso di Leishmaniosi canina. Parliamo ora della terapia che richiede massimo impegno e grande costanza sia da parte del veterinario che del padrone, sin dall'inizio, quando la malattia viene diagnosticata. Al momento della diagnosi non si può prevedere quale sarà il decorso e per questo anche la prognosi da emettere, di fatto dovrà essere "riservata" e questo fino a quando le terapie praticate avranno confermato l'eradicazione dell'acaro che però non sarà mai totale, perché la malattia può ripresentarsi per crisi immunitarie. Per curare la rogna demodettica sono stati utilizzati diversi prodotti acaricidi. L'impiego dell'Amitraz si è rivelato il meno tossico ed il più efficace rispetto a tutti gli altri utilizzati, quali il Benzoil benzoato, il Rotenone e gli Esteri fosforici. Quest'ultimo è stato usato sia per trattamenti topici che per via orale, ma la sua efficacia è considerata molto scarsa soprattutto nei confronti della forma generalizzata cronica. Ultimamente, soprattutto nelle forme di rogna demodettica generalizzata dove è stata notata una resistenza alla terapia con Amitraz sono state impiegate nuove sostanze ad azione acaricida quali l'Ivermectina e la Milbemicina ossima. I successi ottenuti dai diversi ricercatori con queste nuove terapie ci fa ben sperare per il futuro, anche se in realtà viene segnalato il rischio di possibili reazioni tossiche in caso di uso di Ivermectina con dosaggi alti, oltre ad essere controindicata per i cani collie ed i suoi incroci.
Al contrario l'uso della Milbemicina oltre ad avere buoni margini di sicurezza dal punto di vista della tossicità, è risultato anche molto efficace nel trattamento delle demodicosi generalizzate croniche. Il dosaggio consigliato da alcuni autori che hanno sperimentato questo farmaco è di 1mg/kg per via orale, suddiviso in due somministrazioni giornaliere e per un periodo di tre mesi.
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