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il morso nel mondo sportivo!!!

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2007 17:27
28/04/2007 16:00
 
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IL CANE LAVORA IL FIGURANTE. NON IL FIGURANTE IL CANE l!!!!!!!!
Ogni esercizio viene strutturato per dare la sensazione di completo controllo al cane. Questo avviene attraverso l'atti­vità del cane = attività che scatena reazione negli altri (dalla vista del cane ). Nel modo tradizionale si confermava posi­tivamente il cane lasciandogli la preda (salamotto, manica); la preda veniva tolta (anche a forza, sollevamento cane testa in giù ecc.) e se il figurante era pronto si continuava il lavoro. Questo è sbagliato in quanto il cane non è attivo ma si limita a difendersi ovvero reagisce invece di agire (= deve diventare attivo per primo il cane). Per ottenere l'atti­vità del cane dobbiamo dare a lui più controllo possibile. Quando il cane conferma con la preda, attraverso il posses­so della preda, essa va lasciata nella bocca del cane finche il cane stesso lo vuole, finché tiene la manica. Il figurante si ritira nel frattempo ed aspetta che il cane' molli' la preda. Si lascia al cane la preda per tutto il tempo necessario affinché il cane la lascia libera di sua spontanea volontà. Appena succede questo, il figurante torna dal cane e conti­nua il lavoro. Questo dà ' potere' al cane e sollecita l'attività del cane, il cane agisce. Il cane non si difende soltanto ma sfida anche il figurante attraverso la liberazione della preda. Man mano che il cane sviluppa un così forte senso del proprio controllo su quanto avviene durante l'addestramento, sarà casi stimolato a lasciare spontaneamente la preda invece che a combattere per la preda.

Questo rappresenta un grosso vantaggio in quanto otterremo un lavoro di difesa senza costrizione. Il cane ha impara­to che il figurante ritorna ad essere attivo solamente se il cane lascia. Non vi è disubbidienza perché non vi è ' coman­ do '.

Il cane acquisisce cosi uno spirito positivo per il lascia, non vi è obbligazione al lascia ed il cane può cosi lavorare in tranquillità e con la testa lucida mantenendo in ogni caso un lavoro pieno d'energia, temperamento e portando a sod­disfazione i propri istinti ed impulsi.

IMPORTANTE:

All' inizio, o per giovane età oppure per la novità di quanto viene proposto al cane, si potrebbe avere bisogno che il cane venga stimolato attraverso l'attività da parte del figurante. Attività che devono adattarsi alle' risposte' del cane per poter intraprendere man mano il lavoro d. c. s ..

Nota bene: un cane potrebbe purtroppo anche non avere di suo ed avrebbe di conseguenza sempre bisogno d'attivi­ tà da parte del figurante (= dipendenza dallo stimolo per ottenere reazione a causa di mancanza d'azione o attività: probabile tara, per vari gradi a trasmissione genetica delle componenti caratteriali). Potrebbe anche verificarsi purtrop­ po una valutazione errata del figurante il quale proprio non s'accorge della spesso già subentrata attività propria del cane. Un eccessiva attività o un attività superflua (non necessaria) del figurante può anche creare situazioni da stress. il cane viene portato in uno stato neNOSO e ansioso. Tali situazioni spesso si tramutano in problematiche croniche ì= lavoro, esecuzione neNosa, cane non in mano, scarsa qualità della presa, mancanza di sicurezza di se stesso ea:: .. L Il puro comportamento del morso rischia casi di essere modificato verso i due estremi mai voluti: assoluto disinteres­ se alla presa oppure reazione sconsiderata alla presa. Si consiglia vivamente di non far assistere cani giovani allavo­ ro di difesa di cani adulti sui campi. Ad ogni stato di sviluppo (fisico ed in questa ottica particolarmente psichico) coni­ sponde il proprio ed adeguato lavoro. Ad ogni figurante, addestrato re e conduttore, a supporto della conoscenza def proprio allevatore, una mente lucida per l' acquisizione della conoscenza inerente alla presenza delle varie caratteri­ stiche caratteriali e comportamentali del singolo cane e la massima esperienza per poter valutare sinceramente l'atti­vità del cane.

Ai giudici altrettanto e ..... buon divertimento a tutti.


Questo articolo è tratto dalla rivista BCI n 1/2007

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