Era un pomeriggio di gennaio, era il primo mese di me e Opie all'area cani qui vicino casa. Volevo entrare nell'area grande ma poi ho visto che in quella più piccola c'erano solo boxer, così ho deciso di entrare lì.
C'era Ayron, il boxer del presidente dell'associazione e c'era Naike, bellissima boxer fulva. Ma tutta la mia attenzione era rivolta ad una bellissima fulva di un paio d'anni che correva e giocava, ma con una attenzione e un portamento diversi. Si chiamava Lisa ed era una boxer bella, stupenda, con uno sguardo che ti rapiva, con una intelligenza dilagante che prorompeva da quello sguardo felice ma fiero.
Giocò con Opie più degli altri, con una delicatezza quasi spropositata verso quel cucciolo di tre mesi che cercava di confrontarsi fisicamente con quei boxer che pesavano almeno quattro volte lui. E lei si lasciava cadere, si faceva passare sopra, si faceva mordicchiare e con una dolcezza disarmante lo leccava e lo abbracciava quando cadeva in terra vicino a lei. Gli stava insegnando il gioco della lotta. E lei era una maestra a lottare.
L'ultima volta che l'ho vista, purtroppo, mi ha lasciato un ricordo tristissimo, era tremante sul prato dopo aver rincorso per gioco i suoi amici, in preda ad un attacco epilettico, la schiuma alla bocca, con l'amica (perché non è mai stata una padrona) che con la freddezza dell'abitudine le stava vicino e l'accarezzava. Sono passati tre mesi da quell'episodio e mai è passato un giorno senza che mi tornasse in mente facendomi venire i brividi.
Qualche giorno fa, al seggio per votare, salgo con Opie le scale della scuola e in cima c'era una ragazza, Laura, la sua amica bipede, che con le lacrime agli occhi coccolava Opie e mi raccontava degli sviluppi dello stato di salute di Lisa. Una massa grande un quarto del suo cranio provava a ridurla ad uno stato larvale, ma lei era una roccia. Nonostante non potesse più uscire, nonostante non potesse più mangiare e bere normalmente, nonostante le crisi epilettiche, nonostante non camminasse e dovesse stare al buio, nonostante le medicine debilitanti, "sai, dobbiamo ancora fare una risonanza, Lisa è fortissima, non si arrende, non ha neanche tre anni e ha quello sguardo che mi dice che ha ancora tanta voglia di lottare.. e sappiamo entrambe che ce la farà, perché quello sguardo mi dice tutto, non vuole smettere di lottare, vuole rimanermi vicino perché sa che mi sentirei persa senza di lei".
Oggi lo sguardo di Lisa deve essere cambiato, perché Laura mi ha mandato un messaggio che non avrei mai voluto ricevere, che mi raccontava del dolore di una scelta che ha dovuto prendere per forza.
Se da una parte mi consola pensare a Lisa sciolta dalle catene della malattia, libera di correre dove meglio crede, sprigionando tutta la sua forza smisurata, dall'altra sono devastato dal mettermi nei panni di Laura che ha dovuto prendere una decisione che le avrà lacerato indelebilmente il cuore per il resto dei suoi giorni.
Laura, ti sono vicino, per quanto lontana possa essere la comprensione verso un dolore che non vorrei dover mai provare.
Lisa, corri amore, corri con il bastone in bocca! Non farti prendere! Mai più!